La questione affrontata dall’attento Alessandro Mantovani su Il Fatto Quotidiano è nota agli avvocati che si occupano del contenzioso alla Corte EDU (per questo Alessandro mi ha chiesto di dargli chiarimenti) meno agli altri.
I creditori degli enti locali (Comuni, Province, Città metropolitane, etc…) sono cittadini, imprese professionisti. Chi si è visto sottrarre il terreno di famiglia per un esproprio, chi ha lavorato in appalto e consentito la realizzazione di opere pubbliche, chi ha svolto la sua attività di libero professionista.
In dipendenza della dichiarazione di dissesto, il credito del privato nei confronti dell’ente pubblico diviene inesigibile con le ordinarie procedure esecutive ed è inoltre esposto al rischio, o meglio dire la certezza, di una indefinita dilatazione temporale per il suo pagamento. Questo è dovuto alla circostanza che non vi p, di fatto, un obbligo temporale entro cui concludere la procedura di dissesto. Dalla dichiarazione di dissesto, il credito inoltre smette di essere produttivo di interessi e spesso accade che, durante tale fase, l’organismo che gestisce la liquidazione del dissesto, proponga ai creditori una transazione al 40% – 50% del valore nominale del credito.
Il ricorso alla Corte EDU risolve tale tipo di problema. La Corte si occupa delle violazioni della Convenzione EDU, di cui è responsabile il Governo centrale dinanzi a chi è soggetto alla sua giurisdizione. La Corte giudica ormai costantemente (le nostre prime pronunce risalgono a diverso tempo fa) che la gestione dei dissesti degli enti locali in Italia sia contraria ai principi della Convenzione EDU e, per tale ragione, condanna lo Stato al pagamento, in favore di cittadini ed imprese ricorrenti, dell’intero credito ammesso al passivo del dissesto, oltre gli interessi e il danno morale. La condanna da parte della Corte è particolarmente celere, soprattutto laddove il credito sia stato riconosciuto da una sentenza esecutiva.
A questo punto, la garanzia è che a pagare non sarà più tenuto solo l’ente territoriale, bensì lo Stato e l’obbligo di esecuzione gravante sulla Presidenza del Consiglio dei Ministri e sul Ministero dell’economia e delle finanze, è sottoposto al controllo del Comitato dei Ministero del Consiglio d’Europa.
Il Governo italiano è, oggi, posto sotto osservazione dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, attraverso la c.d. procedura rafforzata, attivata su diversi casi pendenti di pagamento di #sentenze di #Strasburgo, e dovrà pagare, presto o tardi, al posto di quei Comuni ed enti pubblici ai quali si è, spesso, lasciato sperperare impunemente denaro pubblico. Dovrà pagare essendosi impegnato a farlo predisponendo un action plan depositato alla DG Execution del Consiglio d’Europa che prevede un tavolo interministeriale, dedicato a convogliare le risorse economiche utili a tal fine, nonché a promuovere le modifiche legislative funzionali alla risoluzione del problema sistemico.